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De la suppression à la restauration de la Compagnie de Jésus : nouvelles recherches

Joaquín Camaño e il network di un grande collaboratore alla fine del XVIII secolo

Viviana Silvia Piciulo

Résumés

Il mio proposito è stato quello di tentare di capire alcuni dei meccanismi scatenati dalla Pragmática Sanción dentro il microcosmo del gesuita J. Camaño. Questo lavoro mi ha permesso di fare emergere lo spazio dei rapporti sociali distribuiti tra l'Europa e l'America Latina di cui erano al centro gli esuli della provincia del Paraguay. Su questa strada ho tentato di far rinascere il funzionamento dei loro « networks relazionali » durante gli anni dell'espulsione fino alla restaurazione avvenuta nel 1814. Ho individuato così, tra i gesuiti americani in esilio, un forte spirito di solidarietà collettiva e una specie di « vita sotterranea » della Compagnia di Gesù (in particolare dopo la soppressione) attiva nei loro « networks » tra il Nuovo e il Vecchio Mondo.

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Texte intégral

The American Jesuits expelled in Italy and Joaquín Camaño (1767-1814)
  • 1 Joaquín Camaño nato a La Rioja nel 1737, appartenente alla provincia gesuitica del Paraguay, morì a (...)

1In questo breve articolo mi limiterò a esporre parte delle conclusioni preliminari della mia ricerca di dottorato. Il mio proposito primordiale è stato quello di tentare di capire alcuni dei meccanismi scatenati dalla Pragmática Sanción dentro il microcosmo del gesuita J. Camaño1 durante il suo esilio italiano. Per questo motivo ho raccolto e trascritto la totalità dei suoi inediti e analizzato la collezione dei documenti che aveva accumulato durante il suo soggiorno italiano. Questo lavoro mi ha permesso di fare emergere lo spazio dei rapporti sociali distribuiti tra l'Europa e l'America Latina di cui erano al centro gli esuli della provincia del Paraguay. Su questa strada ho tentato di capire il funzionamento dei loro « networks relazionali » durante gli anni dell'espulsione fino alla restaurazione avvenuta nel 1814. La mia ricerca mi ha permesso d'intravedere un nuovo orizzonte socio-culturale della soppressa compagnia durante gli anni trascorsi tra l'espulsione e la rinascita ignaziana. In questa dimensione temporale spicca tra le fonti d'archivio la figura di un Camaño « uomo di scienza del suo tempo » impegnato fino all'ossessione nello studio della primitività dei popoli e delle lingue americane. Il riojano nelle sue lettere appare sempre aggiornato sulle novità editoriali del mercato europeo e sopratutto francese alla ricerca incessante delle ultime opere che le procurassero nuovi spunti di riflessione e dibattito. La maggior parte dei suoi testi riguardano aspetti riferiti alla sua attività missionaria con una lunga serie di relazioni geografiche, etnografiche, e testi grammaticali ai quali dedica intere pagine di appunti e ricordi.

Camaño, un collaboratore « inedito »

  • 2 Vedere per questo tematica l'interessante articolo di Olevano che mi ha servito per capire molti as (...)
  • 3 Il Viceré di Sobremonte fu al secolo Rafael Núñez Castillo Angulo y Bullón Ramírez de Arellano Marc (...)
  • 4 Il primo a pubblicare gran parte dell'Archivio Hervás fu C. Upson Clark (1875-1960) professore di S (...)

2La produzione scritta di C. rappresenta, come nel caso di tanti altri gesuiti, un tentativo di ri-organizzare e ri-ordinare il lavoro svolto dalla Compagnia in America. Una « letteratura centrata sul suo ricordo » e sulla sua esperienza diretta2 ricca d'informazioni pratiche e teoriche. I manoscritti di Camaño che ho analizzato sono costituiti da una serie di 50 lettere che scambiò con Hervás, Iturri, Mezzofanti, Ocampo e Villafañe tra il 1779 e il 1804, in particolare quelle scambiate con Hervás databili attorno al 1783, quando quest'ultimo era impegnato nella stesura dell'ultima parte della Idea dell'Universo (1778-1787) « la risposta hervasiana all'Encyclopédie ». In quanto alle lettere inedite di Camaño devo sottolineare che ho proceduto alla trascrizione integrale di quelle che scambiò con suo cugino l'ex-gesuita F. Ocampo, con l'ex-gesuita Diego Villafañe, con il Viceré del Río de la Plata Marchese di Sobremonte3, con il linguista L. Hervás y Panduro, e con il glottologo bolognese G. Mezzofanti. Una gran parte di queste lettere erano già state trascritte in modo sintetico precedentemente da Upson Clark4, M. Battlori, e G. Furlong che avevano ignorato interi passaggi che ho considerato rilevanti ai fini del mio lavoro.

  • 5 Secondo una lettera inedita di Rospigliosi (amico di Camaño) indirizzata a G. Juárez, J. Camaño si (...)
  • 6 BCABO, Ms. Mezzofanti, XVI, I, lettere 427-430. J. Camaño in una lettera a G. Mezzofanti del 10 gen (...)

3La riflessione fra lingua e pensiero fu per C. una esigenza indispensabile per spiegare il mondo amerindio secondo una buona dottrina cristiana, per egli l'America era un intero universo da decifrare e non una brutta copia dell'Europa. Per i gesuiti di quel periodo l'osservatorio linguistico fu una metafora di questioni culturali, storiche e filosofiche di lungo periodo. Fu in questo contesto che Camaño nel suo esilio, si dedicò soprattutto allo studio della cartografia, dell'etnografia e della linguistica americana. Pochi anni dopo la soppressione della Compagnia di Gesù (1773) lo troviamo ancora a Faenza a fare i suoi voti definitivi per trasferisci a Imola dopo il 1780 come maestro dei figli di un suo amico l'ex-gesuita Martinez5. Decidette di andare in Spagna per un breve periodo nel 1798 con la speranza di tornare in America ma senza concretizzare le sue aspettative. Non si hanno notizie del suo soggiorno spagnolo ma si potrebbe presumere che tentò inutilmente di tornare in America e che vedendosi costretto per le disposizioni della nuova espulsione del governo spagnolo dovette tornare a Faenza e da lì ad Imola senza compiere il suo sogno di tornare a La Rioja (Argentina). Restaurata la Compagnia di Gesù (1814), si integrò a questa, prima a Roma6 insieme ad alcuni dei suoi confratelli paraguaiani, e in seguito in Spagna (1817), dove sarà Maestro dei novizi nel Seminario di Valencia fino alla sua morte accaduta nel 1820.

  • 7 La lingua quechua (kichwa o runasimi) è un insieme di dialetti oggi parlati da circa 14 milioni di (...)
  • 8 I Guaraní sono un popolo di lingua tupí che vive principalmente nel Brasile meridionale, in Paragua (...)
  • 9 Alcuni autori che diedero notizie su Camaño, come avevo già segnalato, furono: Batllori 1966, p. 22 (...)

4Tra il 1780 e il 1789 C. acquisì fama tra i suoi contemporanei pubblicando alcuni mappe e distinguendosi come valido linguista, essendo stato uno dei principali collaboratori di Lorenzo Hervás y Panduro. Oltre a fornirgli le maggiori informazioni sulle lingue del Paraguay, come il quechua7 e il guaraní8, contribuì offrendogli la sua conoscenza del Chiquitano, il Vilela, il Lule, il Zamuco, il Tufo, il Mocobí e la lingua abipona. La sua opera maggiore Noticias del Gran Chaco (1778) fu pubblicata postuma soltanto nel 1955 da G. Furlong. In essa, egli descriveva la sua terra, la fauna, la flora e forniva preziose informazioni etnografiche sui suoi abitanti9 ai quali aveva conosciuto nei suoi anni americani. Il suo lavoro e la sua fama possono essere considerati minori rispetto a molti altri gesuiti memorabili della fine del XVIII secolo. E' proprio questo suo ruolo secondario quello che mi ha consentito di entrare nella rete sociale degli espulsi americani senza essere distratta dalla bellezza della sua penna o dalla sua costante produzione testuale. Camaño è stato nella mia ricerca (la quale supera ovviamente i limiti di questa breve comunicazione) « il buco della serratura » o meglio ancora il « filo rosso » che mi ha permesso di mettere insieme alcuni dei tasti del tessuto socio-culturale della rete costruita in Italia dagli espulsi e mantenuta attiva per più di 40 anni tra il Río de la Plata ed Italia.

  • 10 Hervás y Panduro 1778-1792.
  • 11 Nel 1800-1805 Hervás pubblicò in Spagna un catalogo delle lingue allora conosciute, Catálogo de las (...)
  • 12 Altre opere di Hervás in cui collaborò C. furono: Vocabolario, Poliglotto, con prolegomeni sopra pi (...)

5So di non sbagliare al dire che Camaño nella sua vita fu un grande « collaboratore ». Collaboratore di L. Hervás y Panduro, di Francisco Iturri, di Gaspar Juárez, di José Jolís, di Filippo L. Gigli, di Domingo Muriel, di Diego Villafañe, Josep Cardiel e molti altri ancora. Di tutte la sua collaborazione più rilevante è stata quella del materiale fornitole a Hervás y Panduro per l’ « Idea dell'Universo »10, per il Catálogo de las lenguas conocidas11, e per l'Origine, formazione, meccanismo ed armonia degl' Idiomi (1785)12. C. immerso nelle sue collaborazioni è ossessivo, critico, meticoloso, prendi decisioni, scarta possibili collaboratori, suggerisce altri, e dà vita a una rete sociale sparsa tra le diverse città italiane del tempo. Crea così una rete dinamica che ancora oggi sorprende per la sua efficacia e continuità. Joaquin Camaño per Hervás, cerca contatti, indirizzi, copia grammatiche, traduce le lingue americane, produce sintesi grammaticali in italiano, dizionari, ecc. ; tutti lavori fatti per arricchire la grande Enciclopedia Cattolica del conquense che aveva il proposito di modernizzare le conoscenze scientifiche del tempo sulla base delle sacre scritture.

6La maggior parte dei collaboratori esperti del « Catalogo delle Lingue conosciute » erano strani personaggi in un secolo particolare, vissuti in piccole città dell' Emilia-Romagna (Ferrara, Bologna, Faenza, Forlì, Imola, Ravenna, Cesena, Savignano sul Rubicone, Rimini, Castel Bolognese), Liguria (Genova), Lazio (Roma), Umbria, Marche, ecc., erano immigrati illustri vincolati dal dovere di solidarietà con i loro confratelli nella fede, amici, compagni di studi o parenti. Questa rete di relazioni nel nuovo spazio di migrazione merita di essere approfondita, perché è una delle chiavi per comprendere la situazione socio-culturale dei gesuiti nell'espatrio e può aiutare a capire come alcuni di loro « rinnovarono il loro ruolo sociale » senza mai perdere il senso di attaccamento alla Compagnia.

  • 13 il quale colpisce per la sua produzione incessante di testi brevi, si stima che le sue opere pubbli (...)
  • 14 Furlong esaltò in essi il contributo primordiale alla costruzione di una nuova Argentina indipenden (...)

7Storiograficamente l'argomento della collaborazione con Hervás era stato trattato negli anni 50 da personaggi celebri come G. Furlong e Miguel Batllori. Figure che si erano distinte per il loro lavoro storiografico e che avevano trattato in particolare il rapporto tra Camaño e Hervás da una prospettiva apologetica. Lo storico argentino Guillermo Furlong13 fu uno dei primi a ri-prendere la tematica dei gesuiti americani espulsi nel lontano 1930. L'obiettivo principale era stato quello di dimostrare come questi gesuiti avessero contribuito allo sviluppo delle lettere italiane e della scienza argentina, merito più che sufficiente, secondo Furlong, per « essere salvati dall'oblio della Storia »14.

  • 15 Questa situazione fu evidenziata in un discorso del 1949 di M. Batllori, quando invitato a partecip (...)

8Nel caso di M. Batllori (un altro colosso gesuita per la sua produzione scritta) sappiamo che affrontò il rapporto tra Camaño-Hervás da un punto di vista diametralmente opposto a quello di Furlong, dal momento che la sua posizione fu dichiaratamente eurocentrica. Questi interessi comuni li portarono a incontrarsi e condividere i loro materiali ed a scambiarseli15.

9L'archivio linguistico Hervás di Roma, studiato dai gesuiti soprannominati, è una impressionante raccolta di dati linguistici, storici ed antropologici, che si trova fisicamente distribuito tra i manoscritti conservati nella Biblioteca Vaticana (ms. 2, 3, 4), nell' Archivio di Stato di Roma (ms. 5), nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele II a Roma (ms. 6), nell'Archivio romano della Compagnia di Gesù (ms.1). E' stato proprio il manoscritto Vat. Lat 9802 della Biblioteca Vaticana quello che mi ha permesso di conoscere parte della vita sotterranea di J. Camaño.

  • 16 Batllori 1966, p. 223.

10Si sa che M. Batllori, al meno così lo dimostra un suo articolo del 195016, aveva più volte consultato questo archivio facendo una sintesi dettagliata del contenuto di ogni manoscritto, e un elenco completo dei 134 collaboratori che avevano preso parte a questa iniziativa. Di questi 114 erano gesuiti, americani originari o spagnoli delle Provincie americane un totale di 63, di cui 26 erano della Provincia del Paraguay. Con una parte di questi Camaño rimase in contatto durante la sua vita d'esiliato (circa il 30 % dei collaboratori provenivano dalla Provincia Gesuitica del Paraguay).

  • 17 Furlong 1936.
  • 18 Astorgano Abajo 2010, Cuenca, 2010, p. 9-122.
  • 19 Mi sono valsa di questa fonte per ricostruire parte della vita di Camaño che in questo caso è il pr (...)

11G. Furlong17 farà un lavoro simile a quello di Batllori. Lettura attenta dei manoscritti, sintesi degli aspetti più rilevante, elenco dei collaboratori e contributi di ognuno di loro senza approfondire la rete dei rapporti interpersonali che diedero origine all'Archivio Hervás. Il mio punto de partenza è proprio quest'ultimo, lasciare da parte gli argomenti tecnici sulle lingue e ricostruire la rete di lavoro e dei rapporti sociali dei gesuiti espulsi che fecero nascere la maggiore Enciclopedia Cattolica della fine del XVIII18 secolo19.

  • 20 E' veramente lo sono almeno per la mia ricerca. Dato che dopo di avere analizzato il contenuto di q (...)
  • 21 Il gesuita catalano dopo aver analizzato il rapporto tra il barone W. Von Humboldt e Hervás per cla (...)

12Ma torniamo per un momento ai manoscritti sopra citati, perché credo di avere chiarito una questione che aveva lasciato aperta M. Batllori20 nel 195021.

  • 22 Lo studioso tedesco aveva chiesto in prestito a Hervás le grammatiche che considerava più important (...)
  • 23 Humboldt con questa sua opera fece entrare nel dibattito filologico europeo dei materiali di grande (...)
  • 24 Humboldt W. 1812.

13Il P. Batllori in un suo articolo del 1950 sosteneva che Hervás aveva incaricato Camaño la redazione di una grammatica quechua e di una chiquitana e che dopo passando queste nelle mani di W. Von Humboldt si sarebbero perse. E in questo punto il « network » da risposte, giacché sono riuscita a rintracciarle nella Biblioteca Comunale di Bologna seguendo i rapporti di Camaño con il cardinale bolognese Mezzofanti. La parte mancante dell'Archivio Hervás segnalata da Batllori si può consultare oggi nella sezione manoscritti di questa Biblioteca nel fondo Mezzofanti. Si sapeva che il materiale promesso a Hervás era rimasto inconcluso e che il materiale prodotto era stato di grande importanza per Humboldt22 per l’ Essai23sur les langues du nouveau continent24.

  • 25 Il gesuita Francisco Javier Iturri, amico intimo di Camaño, nacque a Santa Fe nel 1738 e morì a Bar (...)

14Si può supporre che Humboldt copiò o fece copiare i materiali che le prestò Hervás nel 1805 e gli restituì due anni più tardi nel 1807 per scomparire dopo la morte di Hervás nel 1809. Lo studioso catalano indicava questo particolare e sosteneva che le grammatiche quechua, chiquitana e i suoi rispectivi vocabulari sarebbero stati regalati probabilmente o consegnati da Hervás a qualcuno la cui identità si ignorava. Oggi sappiamo che sono ritornati nelle mani del suo giusto proprietario lo stesso Camaño tra il 1813 e il 1816 e regalati al Cardinale Mezzofanti. Un terzo personaggio compare anche in questo piccolo giallo di carte attraverso una lettera. Si tratta del gesuita santafesino Francisco Javier Iturri25 -residente a quell'epoca a Roma- il quale scrive a Joaquín Camaño appena trasferito a Bagnara di Romagna il 19 dicembre del 1812 affermando :

  • 26 Astorgano Abajo 2007, afferma a p. 18: «Abierto su testamento (uno de los testamentarios era el car (...)
  • 27 Fondo Mezzofanti, BCA.BO, lettera di F. Iturri a Joaquín Camaño del 19 dicembre 1812.

15Yo he practicado diligencias muy eficaces, a fin de adquirir los papeles de Hervás, relativos alas lenguas americanas ; pero todo es inutil, habiendo caido en las manos, que cayeron los dichos manuscritos26 . Aunque no siento esta perdida ; pues Vd, mejor que yo, conoce, quan superficiales eran los apuntes del difunto Hervás. Si ese joven tan habil en lenguas pudiese, viajar a la Siberia, y examinar los idiomas del Archipielago de S. Lazaro, donde fue muerto Cook, nos daria luces clarisimas en el asunto ; pues sus habitadores son original, o copia de muchos barbaros ; y por este medio nos asegurariamos del origen, y camino de los Americanos27.

16Questa lettera ora conservata nella Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna fa parte dei documenti dell'imminente glottologo Giuseppe G. Mezzofanti. Joaquin Camaño insieme ad altri gesuiti americani è stato anche il suo collaboratore ed amico. Attraverso la lettera citata si può dire che Camaño aveva cercato per diversi anni di recuperare il materiale prodotto per Hervás con l'intermediazione dei loro amici che vivevano a Roma. Non so attraverso quali vie sia tornato a Camaño, ma la grammatica chiquitana e il vocabolario quechua arrivarono a Mezzofanti con ogni probabilità tra il gennaio 1813 e la fine del 1816 prima che Camaño si fosse trasferito a Valencia, dove morì nel 1820. La grammatica chiquitana e quechua credute perse per due secoli in realtà erano state date a Mezzofanti affinché approfondisse i suoi studi sulle lingue americane in cambio di alcuni libri che ricevette Camaño. Situazione che mette l'accento sulla dispersione dei manoscritti degli inediti dei gesuiti esiliati e sulla rilevanza del network al quale loro appartenevano per rintracciarli.

17L'amicizia tra Camaño e Mezzofanti era stata quasi ignorata dagli studiosi, ignari del fatto che Camaño avesse cercato durante anni di ottenere i materiali preparati per Hervás per riaverli e dargli anche al poliglotta bolognese prima della sua partenza definitiva per la Spagna. Nella stessa linea di ragionamento si potrebbe ipotizzare anche la sorte di un altro testo, che probabilmente Camaño prestò a Hervás, il manoscritto della traduzione spagnola della Relación de la misión de la Sierra de Ibiapaba scritto in portoghese dal Padre Antonio Vieyra della Compagnia di Gesù che conservava al suo interno una lettera che Camaño aveva scritto a Hervás nel 1779 per chiedere una mediazione con Jose Monino, conte di Floridablanca, col fine di raccogliere i soldi dalle sue cappellanie della provincia di La Rioja :

Faenza y junio 2 de 1779
Miu Sr. mio y estimadis. Dueño : hallandome en la necesidad de valerme de alguna persona de empeño, e intelig.te que residiese en esa villa y pudiese en qualidad de Procurador mio, ò Agente, promover el feliz y breve éxito de un recurso que de dos años acá tengo hecho al Real Consejo sobre la herencia de mis padres, he venido afortunadamen.te en conocimiento de la qualidad y prendas de Vmd. Por noticia comunicada de algunos amigos de algunos amigos que residen en Forlí, y en esperanza de lograr por medio de Vmd. Lo que por varios otros he tentado hasta aquí sin fruto. Aviva mi esperanza la inclusa carta y recomendación del Sr Dn Estevan de Terreros, sugeto de mi particular aprecio y mui digno de la amistad con que Vmd. Le favorece. No dudo que atendiendo Vmd à ella, acceptará gustoso mi Poder qui va adjunto, y promovera a esa corte dho mi negocio con la actitud y empeño a que le estimulará al mismo tiempo su innata bondad. Por lo tocante a los gastos que Vmd. Se verá precisado a hacer en el asunto, procuraré «satisfacer al primer aviso aunque me quede sin comer. 

18Questo manoscritto ben conservato ha nelle sue pagine numerose annotazioni a margine con la grafia di Camaño che ci fa immaginare il lavoro scrupoloso che realizzò il riojano per fornire a Hervás fonti primarie precise nei più piccoli dettagli.

Alcune caratteristiche del Network di Joaquin Camaño

19Hervás e la sua équipe avevano motivazioni religiose e laiche per portare avanti la raccolta di informazioni in lungo e in largo per l'Italia. La principale motivazione religiosa era confermare l'idea della Genesi (Cap. 11, v. 1-9). Dio aveva creato una sola lingua per i primi uomini dalla quale provenivano tutte le altre dopo la punizione della Torre de Babele :

20Or tutta la terra parlava la stessa lingua e usava le stesse parole. 2 E avvenne che, essendo partiti verso l'Oriente, gli uomini trovarono una pianura nel paese di Scinear, e quivi si stanziarono. 3 E dissero l'uno all'altro : « Orsù, facciamo dei mattoni e cociamoli col fuoco ! »E si valsero di mattoni invece di pietre, e di bitume invece di calcina. 4 E dissero : « Orsù, edifichiamoci una città e una torre di cui la cima giunga fino al cielo, e acquistiamoci fama, onde non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra ». 5 E l'Eterno discese per vedere la città e la torre che i figliuoli degli uomini edificavano. 6 E l'Eterno disse : « Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti il medesimo linguaggio ; e questo è il principio del loro lavoro ; ora nulla li impedirà di condurre a termine ciò che disegnano di fare. 7 Orsù, scendiamo e confondiamo quivi il loro linguaggio, sicché l'uno non capisca il parlare dell'altro ! » 8 Così l'Eterno li disperse di là sulla faccia di tutta la terra, ed essi cessarono di edificare la città. 9 Perciò a questa fu dato il nome di Babel perché l'Eterno confuse quivi il linguaggio di tutta la terra, e di là l'Eterno li disperse sulla faccia di tutta la terra. 

  • 28 Hervás y Panduro 1787, Parte II, p. 9, 11, 17, 21, 26.
  • 29 Come aiuto per l'identificazione delle forme grammaticali usarono il Padre Nostro. Parte di un suo (...)
  • 30 Sembra di rilevare qui l'idea di poligenesi della lingua, un'idea che sarà sfumata e perfezionata n (...)

21Hervás voleva dimostrare come da una lingua unica o « matrice » si erano originate tutte le altre. Tuttavia Hervás riconosceva che era inutile fare ricerche per tentare di trovare una lingua madre di tutte le altre, e che sarebbe stato più proficuo stabilire o trovare le lingue matrici. Hervás28 sosteneva che la confusione delle lingue a causa della punizione nella famigerata Torre di Babele29 si poteva dimostrare sperimentalmente. Influenzato da questa (per lui realtà linguistica) cercò di dimostrare con l'esempio che tutti i linguaggi erano venuti da un tronco comune30.

  • 31 A volte Hervás, a causa del suo tradizionalismo e del suo conservatorismo, esagera prendendo troppo (...)
  • 32 Secondo lui, il suo progetto era nato un po' tardi (dopo 1770) diciotto anni dopo l'arrivo dei gesu (...)

22Come ricercatore, Hervás31 godette di una posizione privilegiata in quanto « l'espulsione dei gesuiti nei domini Spagnoli nel 1767 durante il regno di Carlo III » lo portò in Italia a stare in contatto con informatori privilegiati : gli espulsi Gesuiti di varie parti del mondo. In molti casi, venti o più anni erano passati dall'ultimo momento in cui i gesuiti erano stati in contatto con le lingue indigene. Tuttavia, loro riuscirono a risolvere molte domande poste da Hervás attraverso l'esercizio di « ricordare ». I missionari anziani in questo modo cercando di ricordare le parole e l' « artifizio » (cioè, la struttura e la funzione) delle lingue indigene fornirono del materiale unico a Hervás per completare la sua monumentale opera32.

23Dall'analisi delle fonti scelte è venuto alla luce che i gesuiti americani esiliati avevano un sistema di comunicazione invidiabile. I gesuiti risultano personaggi noti per la loro conversazione intelligente nei salotti nobili, sempre occupati nella produzione di una proficua corrispondenza, dediti a scrivere sui i più svariati argomenti, con una grande accumulazione di manoscritti inediti o delle copie manoscritti di opere importanti, e per la diffusione delle notizie del tempo.

24Essi stabiliscono un circuito di solidarietà-sociale e di scambio intellettuale di sorprendente vitalità. I gesuiti americani saranno così « parte uomini di lettere, parte uomini di mondo, pienamente impegnati nell'utilizzare le lettere per liberare il mondo dalla superstizione della Encyclopédie ». Sarà proprio questa la figura del gesuita che verrà fuori dalla lettura dei loro carteggi privati. Per questo motivo ho scelto questa « via principale » o « strada maestra » per ri-vivere la complicata rete di « comunicazioni » che esisteva tra i gesuiti, la società italiana e quella americana, la quale li ha permesso di perpetuare i loro legami tra l'America e l'Europa per più di 50 anni.

  • 33 Nella maggior parte dei casi si sono svolti studi su casi unici, come ad esempio le ricerche sulla (...)
  • 34 La parola migrante è attestata già dall'Ottocento nella sua funzione di participio presente del ver (...)

25Aspetto poco valutato fino ad oggi negli studi sui gesuiti americani espulsi, dove ha predominato la mancanza di contestualizzazione fisica dal punto di vista migratorio. Mancanza che non ha permesso di distinguere lo straordinario dall'ordinario33. La storiografia si e concentrata in studiare lo straordinario di uno degli eventi più importanti del XVIII secolo, sottovalutando che loro erano ignaziani ma allo stesso tempo « migranti »34. L'aspetto che molti hanno trattato senza approfondire è stato il concetto di rete sociale, ovvero i rapporti che stabilirono e svilupparono i gesuiti americani come protagonisti di una anomala « catena migratoria ». Loro dopo la migrazione forzata svilupparono reti sociali di comunicazione e solidarietà caratterizzate da una particolare « lunga durata » tra il territorio di espulsione e quello di accoglienza (America Latina e l'Italia). I gesuiti americani nel loro ruolo di migranti non sono l'eccezione alla regola, il viaggio di espulsione rompe vecchie reti di comunicazione e consolida altre nuove. La mia ricerca tenta di ricostruire a piccola scala la mappa dei rapporti socio-culturali di J. Camaño -gesuita del Paraguay- guardando attraverso la lente dei rapporti sociali della sua rete umana di comunicazione. Ho individuato così tra i gesuiti americani in esilio un forte spirito di solidarietà collettiva e una specie di « vita sotterranea » della Compagnia di Gesù (dopo la soppressione) sempre attiva nei loro networks.

  • 35 Forse per questo gli storiografi della Compagnia hanno faticato tanto a raccontare la storia della (...)
  • 36 Darnton 2007, p. 23-26.

26I Gesuiti americani espulsi sono in realtà un nuovo tipo sociale di gesuita rispetto ai loro confratelli americani del periodo precedente alla soppressione. Conservano profondamente la loro identità, ma allo stesso tempo la cambiano radicalmente35. Sono gesuiti diversi. Con l'adattamento alla nuova società conservano ma incorporano nuove idee. Tentano di padroneggiare come i Filosofi « i Media » del loro tempo con un approccio diverso. I gesuiti usano lo stesso sistema di comunicazione che usarono i Filosofi : « eccelsero nella conversazione intelligente, nella epistolografia, nei notiziari manoscritti, nel giornalismo e in tutte le forme della parola stampata ». Non era un metodo nuovo, l'aspetto nuovo era lo spirito con cui affrontavano i diversi argomenti. Curiosamente sono in moto per tutta l'Italia con « il proposito di diffondere ed approfondire il loro lavoro » e così riuscire a distruggere le falsità che si raccontavano sulle terre americane. Loro, come i « Filosofi » stabilirono un intenso circuito di scambio intellettuale attraverso lettere e libri36.

  • 37 Il Philosophe potrebbe essere definito «in parte uomo di lettere, in parte uomo di mondo, interamen (...)

27Mentre l'Encyclopédie diventava il più grande best-seller della storia della editoria i gesuiti espulsi come Hervás e Camaño tentavano di fare la stessa cosa dal punto di vista della Chiesa Cattolica37. Questi particolari protagonisti dell'età dell'informazione settecentesca stabilirono in molti campi del sapere uno scambio di lettere e notizie fino ad oggi poco conosciuto. Attraverso il carteggio di Camaño e Hervás possiamo ricostruire una fitta rete di collaboratori che fa nascere un po' d'invidia a qualsiasi ricercatore di oggi. Costruirono per la loro epoca dei veri e propri network che fecero circolare le informazioni tra osservatori diretti e indiretti. Incarnarono in definitiva una precoce società dell'informazione sulle cose d'America nel 700 italiano.

28I Gesuiti espulsi rappresentarono un nuovo modo di capire la « comunicazione » di notizie. Loro sono osservatori diretti, e secondo i principi dell'epoca devono essere loro i più accreditati a scrivere su certi argomenti. Le notizie (intendendo la parola notizia come cognizione di qualcosa) o « i racconti della cose accadute » nelle terre americane erano patrimonio dei gesuiti espulsi che tentavano di difendere le loro terre d'origine contro gli altri scrittori che dicevano « bugie » a dire di Iturri e Camaño.

29I Gesuiti stabilirono un importante « sistema di comunicazione alta » in diversi siti ed ambienti come : luoghi pubblici, chiese, salotti nobili, circoli privati, piccole tipografie, librerie, biblioteche, gruppi di lettura, e accademie.

  • 38 Quando i Gesuiti arrivarono in America dovevano secondo le Costituzioni distribuirsi nella «vigna d (...)

30Arrivati nell'esilio il loro compito era stato quello di non perdere la esperienza acquisita, tentando di mettere per scritto, molte volte a memoria, delle intere grammatiche e vocabolari38. Gli specialisti della materia spinti da desideri personali o professionali scrissero - affinché non fossero perdute - le loro conoscenze linguistiche. Il maggiore tentativo strutturale fu quello svolto dai collaboratori di Hervás per la scrittura dell' Enciclopedia cristiana delle lingue conosciute. In cui vediamo come sotto la redazione di ogni singola pagina si muove una fitta rete di conoscitori, più o meno esperti, che in risposta a Hervás attivarono a forma di nido di ragno uno dei rari esempi dell'epoca di recherche d’ équipe.

  • 39 Risulta interessante fermarsi sul metodo della raccolta ed elaborazioni dei dati (tema in parte già (...)

31Con l'espulsione l'interesse per le lingue americane si trasferisce in Italia, dove si concentrarono i gesuiti espulsi. Questi sotto l'impulso di Lorenzo Hervás e la sua paziente opera di raccolta dei dati destinati ad arricchire la sua mastodontica opera esorta i suoi colleghi a scrivere la loro esperienza, ed a mettere per scritto tutto quello che ricordavano sulle loro vite americane. Il proposito di Hervás era quello di sostentare i suoi principi linguistici. Il suo ambizioso progetto « Il Catalogo delle lingue delle nazioni conosciute » secondo la mia opinione non sarebbe mai stato possibile senza la stretta collaborazione del gesuita Joaquín Camaño39 vero fulcro di un complicato intreccio di amicizie e conoscenze intellettuali e personali.

  • 40 La sua enciclopedia avrà 21 volumi scritti in italiano. Della sua «Idea dell'Universo» (1778-1787) (...)

32Hervás nel destierro de Cesena ha un obiettivo fondamentale : riunire in un opera enciclopedica il progresso delle scienze del suo secolo40. Per questo Hervás consulta archivi, scrive ai suoi conoscenti, contatta specialisti, si trasferisce durante l'estate in diverse città dell'Emilia Romagna per incontrare i missionari, si fa copiare i libri, le grammatiche, i vocabolari, e si trasforma in una datore di lavoro per gli ex gesuiti ai quali molte volte pagava con soldi o con dei libri di difficile consultazione.

  • 41 Bellettini 1998, Firenze, 1998.
  • 42 Ad esempio la difesa della cultura spagnola, la partecipazione al dibattito illuminista, l'apologet (...)
  • 43 I gesuiti americani consideravano che quando si dedicavano alle loro terre lo facevano per allontan (...)
  • 44 Berger - Luckmann 1966.

33La produzione scritta dei gesuiti esiliati, sul filone della tematica americana, rappresenta una mole impressionante di manoscritti ed opere a stampa mai vista prima nel contesto italiano ed europeo. Dentro il quadro della produzione gesuitica assistiamo a un vero exploit in campo tipografico41. Vediamo come l'arrivo degli esuli gesuiti innalzò sensibilmente il numero dei committenti ed anche dei destinatari della produzione tipografica locale rappresentando « quindi una notevole occasione di lavoro e di sviluppo per le stamperie romagnole, e non solo, del tempo ». Fu in questo modo che il mercato della carta stampata crebbe notevolmente su parecchie correnti tematiche trattate approfonditamente già nei lavori di N. Guasti42. Io ho lasciato da parte le opere pubblicate e mi sono incentrata in modo particolare nei carteggi personali esaminandoli come soggetti che misero in atto le più svariate strategie socio-culturali per sopravvivere durante l'esilio, per conoscerli dall'interno delle loro reti sociali, con uno sguardo più intimo. Ho esaminato quello che avevano scritto per essere letto e allo stesso tempo mi sono concentrata nella loro corrispondenza privata, quello che loro avevano scritto per non essere « pubblicato ». Dal mio punto di vista era necessario fare una lettura interpretativa trasversale dall'interno del gruppo dei gesuiti americani e seguirli nella concrezione dei loro obiettivi di ricerca43. Questo mi ha permesso di far rinascere con la loro quotidiana vitalità le reti relazionali ed i networks che mantennero viva la « Compagnia » durante l'esilio. Interregno nel quale si riformulò l’identità sociale degli ignaziani che consisteva nell’immagine che ogni individuo aveva di se stesso, e che derivava dalla consapevolezza di appartenere ad un gruppo sociale che si era frantumato con la soppressione. Conserveranno le appartenenze sociali più rilevanti, queste nel tempo cambieranno in rapporto a interessi intellettuali, lavorativi, di sopravvivenza, ecc. Da questo impianto nasceranno le diverse reti relazionali o networks sorti per sostituire il tessuto connettivo che era venuto a mancare con l'estinzione. Pertanto l’identità sociale degli esuli può anche essere considerata come un sistema di orientamento che contribuirà a definire il posto specifico di questi individui all’interno della società d'accoglienza. La società italiana di fine secolo aveva creato un tipo di realtà in base alla quale gli esuli struttureranno la loro identità44 sociale e questa re-definizione diventerà la loro nuova realtà identitaria in quanto individui che vivevano in una determinata struttura sociale. L’acquisizione di una nuova identità sociale in molti di loro produrrà ovviamente conseguenze individuali innovative dentro la storia della Compagnia. Così facendo a un' immagine secolare della Compagnia « stabile e di lunga durata » i networks relazionali contrapporranno un'immagine dei membri dell'ex Compagnia « dinamica e di breve durata » che sostituirà la strutturazione gerarchica che era venuta a mancare dopo la soppressione.

Conclusione : una strada da percorrere

34La domanda sarebbe : quanto peso ebbe la rinnovazione dell'identità gesuitica individuale sull'identità plurale o ecclesiale della Compagnia di Gesù durante l'esilio ? La nuova autodefinizione individuale modificò in parte il profilo sfuggente dell’identità corporativa della Nuova Compagnia di Gesù ? Oggi non sono in grado di dare una risposta definitiva ma sono convinta che lo studio dei tanti networks relazionali esistenti ci daranno risposte in futuro. La mia opinione è che dovettero avere durante l'esilio un peso decisivo, determinante, e allo stesso tempo coerente con le basi del pensiero ignaziano in cui « il vero senso della obbedienza doveva partire dalla libertà ».

  • 45 Schiavone 1988 : «N. 353. Prima regola. Messo da parte ogni giudizio proprio, dobbiamo avere l’anim (...)

35Credo che le basi della risposta che diedero gli esiliati dovrebbe cercarsi anche nella concezione ignaziana della loro particolare obbedienza. Nelle regole Ignazio di Loyola45 aveva stabilito che la tensione verso la maggior gloria di Dio permetteva il superamento delle contraddizioni aperte da un possibile contrasto tra una Chiesa che si affidava alla guida interiore dello Spirito e la Chiesa Gerarchica. Ignazio non praticava affatto un atteggiamento ecclesiale che integrava tutto in un sistema istituzionale ordinato dall’alto, la sua spiritualità relativizzava la Chiesa in relazione al Dio più grande. Eppure allo stesso tempo Ignazio aveva ritenuto l’obbedienza « la virtù essenziale nella quale il gesuita doveva segnalarsi ». Da questa tensione tra la libertà della coscienza individuale e l’esigenza dell’obbedienza ecclesiale nasceranno le diverse risposte identitarie. I networks relazionali saranno appunto un tipo di risposta che cercherà di ricrearsi davanti alla mancanza (per i decessi) della gerarchia ecclesiale una nuova maglia di contenzione che li permettesse di conservare in vita una Compagnia sotterranea. Infatti durante l'esilio si rafforzerà negli ignaziani la tensione tra la libertà e l'obbedienza, due termini espressivi di una polarità che non sarà mai assorbita e determinerà il grande paradosso ignaziano.

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Notes

1 Joaquín Camaño nato a La Rioja nel 1737, appartenente alla provincia gesuitica del Paraguay, morì a Valencia nel 1820.

2 Vedere per questo tematica l'interessante articolo di Olevano che mi ha servito per capire molti aspetti di questo periodo. Rimando a questo illuminante lavoro per maggiori approfondimenti: Olevano 2006, in Gensini-Martone 2006 (a cura di), Napoli, 2006.

3 Il Viceré di Sobremonte fu al secolo Rafael Núñez Castillo Angulo y Bullón Ramírez de Arellano Marchese di Sobremonte (1745-1827). Fu Viceré del Río de la Plata dal 23 aprile 1804 al 10 febbraio 1807. Il viceré spagnolo Rafael de Sobremonte divenne famoso per aversi fatto sorprendere da un sbarco imprevisto di truppe brittaniche al quale non riuscì ad opporre una efficace resistenza con le scarse forze a disposizione. E così il 27 giugno 1806 le truppe britanniche del generale Beresford occuparono Buenos Aires. In mezzo a questo contesto storico è da suporre che la lettera di Camaño datata ad Imola del 20 febbraio 1806, chiedendo a Sobremonte di mediare nella sua causa per riscuotere i proventi delle sue capellanías non abbia avuto nessuna risposta da parte del Viceré.

4 Il primo a pubblicare gran parte dell'Archivio Hervás fu C. Upson Clark (1875-1960) professore di Storia alla Columbia University e collaboratore della American Academy (Roma). Vedere per questo: Upson Clark 1937, Tome 29-1, pp. 97-145. Upson Clark su J. Camaño a p. 97-98 diceva: «Most of the letters which interest us are in the handwriting of a remarkable man, the Jesuit Joachim Camano. Born in Rioja (Tucumán) April 13, 1737, he entered the novitiate at 20, and labored as a missionary in Paraguay until the expulsion ten years later. He became proficient in Quichua and Chiquito (of which he wrote a grammar, which seems to be lost), and had intelligent curiosity about other Indian languages, and also their customs and traditions. He gained renown also as a map-maker. Little of his work has been published; Sommervogel, in his Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, Bibliographie» lists only some of these very letters, published by Hervás, and extracts from his Chiquito grammar published in Gilij's «Saggio di Storia Americana », III 244-8 and 334-9, as well as certain maps. From the scores of letters preserved in 9802, we can reconstruct Camano's figure — that of a man with wide knowledge, experience and sympathies, remarkable tact, and unusual critical sense. The volume contains also several very interesting letters from the great Mexican Jesuit scholar, Xavier Clavigero, mentioned in a previous report, and from various other learned Jesuits to whom Hervás appeal de for information about European and Oriental languages».

5 Secondo una lettera inedita di Rospigliosi (amico di Camaño) indirizzata a G. Juárez, J. Camaño si trasferì proprio ad Imola come risposta alla richiesta di Martínez (ex-gesuita) di istruire i suoi figli.

6 BCABO, Ms. Mezzofanti, XVI, I, lettere 427-430. J. Camaño in una lettera a G. Mezzofanti del 10 gennaio 1816 raccontò sui preparativi per il suo prossimo viaggio in Spagna.

7 La lingua quechua (kichwa o runasimi) è un insieme di dialetti oggi parlati da circa 14 milioni di persone (dei quali 9,6 nei paesi dove il quechua è nativo) in Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù.

8 I Guaraní sono un popolo di lingua tupí che vive principalmente nel Brasile meridionale, in Paraguay, nella zona del Río de la Plata in Argentina, in Uruguay e nelle zone sud-orientali della Bolivia.

9 Alcuni autori che diedero notizie su Camaño, come avevo già segnalato, furono: Batllori 1966, p. 223, 242, 243-250. Upson Clark 1937, cit. 29 (1937) 97-145. DHA 112. DHEE 322. Furlong 1955, Buenos Aires. NDBA 2:64. Rivet 1951, 1:20l-204.

10 Hervás y Panduro 1778-1792.

11 Nel 1800-1805 Hervás pubblicò in Spagna un catalogo delle lingue allora conosciute, Catálogo de las lenguas de las naciones conocidas, in sei volumi.

12 Altre opere di Hervás in cui collaborò C. furono: Vocabolario, Poliglotto, con prolegomeni sopra più de CL lingue (1787); e Saggio practico delle Lingue con prolegomeni e una raccolta di orazioni dominicali in più di trecento lingue e dialetti (1787).

13 il quale colpisce per la sua produzione incessante di testi brevi, si stima che le sue opere pubblicate sono più di 2000.

14 Furlong esaltò in essi il contributo primordiale alla costruzione di una nuova Argentina indipendente

15 Questa situazione fu evidenziata in un discorso del 1949 di M. Batllori, quando invitato a partecipare alla «Academia Nacional de la Historia Argentina» nel suo discorso salutò gli accademici argentini riconoscendo i meriti di Furlong e offrendosi come «braccio per raccogliere materiale per le sue ricerche in Italia». Quindi si potrebbe pensare che molte delle fonti consultate da Furlong (che le hanno servito ad esempio per sviluppare l'opera su Joaquín Camaño di 1955) potrebbero essere state fornite dallo stesso gesuita catalano in qualità di «braccio operativo» negli archivi romani.

16 Batllori 1966, p. 223.

17 Furlong 1936.

18 Astorgano Abajo 2010, Cuenca, 2010, p. 9-122.

19 Mi sono valsa di questa fonte per ricostruire parte della vita di Camaño che in questo caso è il prisma che mi ha permesso di conoscere l'interazione sociale dei gesuiti americani lontani dalle loro terre e che costituiranno un «nuovo tipo sociale» dentro la società italiana.

20 E' veramente lo sono almeno per la mia ricerca. Dato che dopo di avere analizzato il contenuto di questo archivio, ho scelto di incentrarmi su un aspetto che nasce di una seconda lettura del materiale: «il network che prende parte a tale impresa nel convulso clima italiano della fine del XVIII secolo».Sappiamo che una volta finito il Catálogo delle Lingue Hervás incomincia a lavorare su un opera complementare formata dalle sintesi delle grammatiche e dei vocabolari sintetici delle lingue che il conquense aveva identificato come lingue matrici. Per qusto si serve ancora della stretta collaborazione dei missionari americani e dei missionari orientali che si trovavano nell'esilio italiano ai quali richiedi diversi materiali. Tra questi torna a collaborare: J. Camaño. Lo stesso Hervás quando aveva progettato la sua opera prometteva nella introduzione al suo Catálogo «gli elementi grammaticali ed il dizionario che di parecchj idiomi pubblicherò, e l'orazione domenicale che esporrò in moltissime lingue letteralmente tradotta». Alcuni dei suoi collaboratori e questo si rileva dal carteggio non furono in grado di offrirgli delle conoscenze affidabili. Molti di essi erano già anziani e erano già decenni che avevano smeso di parlare le lingue indigene, per questo motivo fu fondamentale la critica di J. Camaño che tentava sempre di farsi strada tra la selva di appunti che raccoglieva il conquense. Nelle sue lettere Hervás domanda abitualmente a Camaño il nome di possibili collaboratori o sottomete al suo giudizio gli scritti di altri missionari ed il riojano applica su di loro tutta la sua rigidità. Alcune volte lo stesso Camaño ripensa alle sue correzioni e richiede in dietro i suoi appunti per fare ulteriori correzioni prima di andare in stampa.

21 Il gesuita catalano dopo aver analizzato il rapporto tra il barone W. Von Humboldt e Hervás per classificare il lavoro del filologo spagnolo, aveva scelto il concetto dell'ambasciatore di Prussia presso la Santa Sede per definire il lavoro dello spagnolo: «i materiali scritti di Hervás sono più importanti delle sue opere».

22 Lo studioso tedesco aveva chiesto in prestito a Hervás le grammatiche che considerava più importanti, tra cui quelle di Camaño.

23 Humboldt con questa sua opera fece entrare nel dibattito filologico europeo dei materiali di grande novità scritti dai gesuiti americani e in particolare da Joaquín Camaño.

24 Humboldt W. 1812.

25 Il gesuita Francisco Javier Iturri, amico intimo di Camaño, nacque a Santa Fe nel 1738 e morì a Barcelona nel 1822. Scrisse nel 1797 la celebre Carta Crítica indirizzata all'ultimo cosmografo delle Indie: Juan Bautista Muñoz e contro la sua Historia de América che considerava «la peor de quantas han salido al público» habiendo traducido «servilmente à Robertson y al mentiroso Paw».

26 Astorgano Abajo 2007, afferma a p. 18: «Abierto su testamento (uno de los testamentarios era el cardenal Antonio Despuig), dejaba sus libros a José Pignatelli y sus manuscritos a Ramón Diosdado Caballero. El ex jesuita expulso español que en la década de 17801789, partiendo de cero, había logrado un próspero negocio editorial en Italia, dejó la ridícula herencia de unos 850 escudos en dinero efectivo al morir en Roma el 24 de agosto, por sus ruinosas ediciones en España, llevado del deseo de difundir la cultura en su patria. El resto de los jesuitas expulsos lo consideraban bastante más rico de lo que, en realidad, dejaba en su testamento».

27 Fondo Mezzofanti, BCA.BO, lettera di F. Iturri a Joaquín Camaño del 19 dicembre 1812.

28 Hervás y Panduro 1787, Parte II, p. 9, 11, 17, 21, 26.

29 Come aiuto per l'identificazione delle forme grammaticali usarono il Padre Nostro. Parte di un suo progetto più ampio di una storia delle lingue Hervás lo spiegava già nel suo «Catalogo delle Lingue» dove prometteva la pubblicazione in breve degli ELEMENTI grammaticali. Queste grammatiche scritte con l'aiuto dei missionari-informatori rimasero inedite per la maggior parte, a eccezione delle informazioni riportate attraverso le pubblicazioni scientifiche di W. Humboldt , sotto il titolo di «scienza generale del linguaggio (...) tradotti in più di 500 lingue e dialetti».

30 Sembra di rilevare qui l'idea di poligenesi della lingua, un'idea che sarà sfumata e perfezionata nel corso dell'opera di Hervás. Per il gesuita qualsiasi rapporto di somiglianza tipologica significa un patrimonio genetico o comune.

31 A volte Hervás, a causa del suo tradizionalismo e del suo conservatorismo, esagera prendendo troppo alla lettera le idee della Genesi. Da Hervás si possono ammirare la qualità e l'utilità dei materiali linguistici raccolti attraverso i missionari; ma si deve riconoscere l'incapacità critica di provare le loro osservazioni in merito alla dispersione dei linguaggi. C'è anche una motivazione laica nel suo lavoro, nel senso che affermava che lo studio delle lingue ci aiutava a ricostruire e rivedere la storia delle nazioni (Val Alvaro 1986). Hervás come alcuni dei suoi contemporanei voleva fare una revisione critica della Storia. Anche Leibniz aveva pensato che un giorno avrebbe avuto dizionari di tutte le lingue del mondo, che avrebbero permesso di riconoscere l'etimologia, e l'origine dei popoli (Arens 1969). Allo stesso modo, Hervás dice che analizzando le parole, la sintassi e la pronuncia era possibile catalogare e classificare le lingue per trovare l'origine e la storia dei popoli.

32 Secondo lui, il suo progetto era nato un po' tardi (dopo 1770) diciotto anni dopo l'arrivo dei gesuiti in Italia (erano morti più di 200 missionari e con loro era scomparsa la conoscenza di alcune lingue di quei paesi lontani (1787, Parte II, pp 51-56).

33 Nella maggior parte dei casi si sono svolti studi su casi unici, come ad esempio le ricerche sulla vita di alcuni gesuiti famosi come Andrés, Hervás, Luengo, Peramás, Clavigero, Molina, Arteaga, Muriel, Masdeu, Luengo, ecc.

34 La parola migrante è attestata già dall'Ottocento nella sua funzione di participio presente del verbo migrare, quindi con il significato di chi si trasferisce momentaneamente o stabilmente dal suo paese d'origine. Ha assunto invece un significato più specifico negli ultimi decenni con le nuovi grandi ondate migratorie, arrivando a indicare tutti coloro che lasciano il loro paese d'origine e si muovono alla ricerca di migliori condizioni di vita (in Italia e in molti altri Paesi europei) e ha sostituito progressivamente i più comuni emigrante e immigrato.

35 Forse per questo gli storiografi della Compagnia hanno faticato tanto a raccontare la storia della Nuova Compagnia.

36 Darnton 2007, p. 23-26.

37 Il Philosophe potrebbe essere definito «in parte uomo di lettere, in parte uomo di mondo, interamente impegnato a usare le lettere per liberare il mondo dalla superstizione». Il gesuita americano espulso della fine del 700 potrebbe essere definito «in parte uomo di lettere, in parte uomo di mondo, interamente impegnato a usare le lettere per liberare il mondo dalla superstizione dell'Illuminismo.

38 Quando i Gesuiti arrivarono in America dovevano secondo le Costituzioni distribuirsi nella «vigna di Cristo» ma sopratutto dovevano costruire «la vigna americana di Cristo» utilizzando ovviamente la predicazione. Per tradurre la parola di Dio nelle lingue dei popoli originari svilupparono un metodo che oggi sorprende per il loro pragmatismo. Le loro storie illustrano il grande sacrificio e lo sforzo fatto per studiare e imparare le nuove lingue che incontravano. Se prendiamo in considerazione l'area di Chiquitos (Gran Chaco) dove esercitò la sua missione Joaquín Camaño dal 1760 fino al 1767 osserviamo il seguente scenario: «una vastissima area abitata da diversi gruppi etnici con lingue molto diverse tra di loro e la necessità di costruire un nuovo spazio di comunicazione». Il metodo scelto dai gesuiti consistette in istituire una «lingua generale» o «matrice» e sulla base di questa decodificare le altre. Scelsero la Chiquita, una delle tante esistenti. A partire da questa decifrarono le altre, usandola come linguaggio di catechesi tra le diverse tribù della zona. I gesuiti attraverso un metodo rudimentale riuscirono a capire la struttura basilare di questa lingua iniziando a produrre i primi testi standardizzati di Grammatica e Vocabolari, molti di loro non firmati perché fatti Ad maiorem Dei gloriam.

39 Risulta interessante fermarsi sul metodo della raccolta ed elaborazioni dei dati (tema in parte già affrontato da Manuel Breva-Claramonte ) e sul ruolo che ebbe in questo intrecciarsi di lettere e dati il gesuita riojano.

40 La sua enciclopedia avrà 21 volumi scritti in italiano. Della sua «Idea dell'Universo» (1778-1787) gli ultimi cinque volumi sono dedicati soltanto alle lingue.

41 Bellettini 1998, Firenze, 1998.

42 Ad esempio la difesa della cultura spagnola, la partecipazione al dibattito illuminista, l'apologetica cattolica e la diffusione del culto dei santi ispanici, la produzione letteraria, il tema americano. Quello che mi interessa in particolare è il «tema americano», sul quale esiste una lunghissima bibliografia studiata da N. Guasti nei suoi lavori. Concordo con Guasti su molti punti, fondamentalmente perché dopo decenni è stato il suo lavoro il primo a ridare ai gesuiti un ruolo attivo dentro la società d'accoglienza e perché le sue riflessioni hanno segnato in gran parte le mie fin dai primi passi che ho mosso in questa affascinate sfida di capire la Compagnia dal suo interno.

43 I gesuiti americani consideravano che quando si dedicavano alle loro terre lo facevano per allontanare l'opinione pubblica dalle falsità dei «Filosofi illuministi». L'obiettivo dei gesuiti americani era quello di combattere la famosa leggenda nera e di dimostrare come le popolazioni americani avessero diritti pari a quelli degli europei.

44 Berger - Luckmann 1966.

45 Schiavone 1988 : «N. 353. Prima regola. Messo da parte ogni giudizio proprio, dobbiamo avere l’animo disposto e pronto a obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore, che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica. N. 365. Tredicesima regola. Per essere certi in tutto, dobbiamo sempre tenere questo criterio: quello che io vedo bianco lo credo nero, se lo stabilisce la Chiesa gerarchica. Infatti noi credia- mo che lo Spirito che ci governa e che guida le nostre anime alla salvezza è lo stesso in Cristo nostro Signore, lo sposo, e nella Chiesa sua sposa; poiché la nostra santa madre Chiesa è guidata e governata dallo stesso Spirito e signore nostro che diede i dieci comandamenti».

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Pour citer cet article

Référence électronique

Viviana Silvia Piciulo, « Joaquín Camaño e il network di un grande collaboratore alla fine del XVIII secolo »Mélanges de l’École française de Rome - Italie et Méditerranée modernes et contemporaines [En ligne], 126-1 | 2014, mis en ligne le 08 août 2014, consulté le 18 avril 2024. URL : http://journals.openedition.org/mefrim/1726 ; DOI : https://doi.org/10.4000/mefrim.1726

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Auteur

Viviana Silvia Piciulo

Università di Bologna-Dipartimento di Storia Culture Civiltà - viviana.piciulo@unibo.it

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